Sindrome coronarica acuta: una strategia anticoagulante ottimale durante i primi 9 giorni riduce la morbilità e la mortalità
Il sanguinamento nei pazienti con malattia coronarica è stato associato a esiti avversi.
Uno studio ha esaminato l’incidenza e gli esiti dopo sanguinamento in 20.078 pazienti con sindromi coronariche acute, arruolati nello studio OASIS-5, che erano stati trattati con Fondaparinux ( Arixtra ) oppure con Enoxaparina ( Clexane ), un’Eparina a basso peso molecolare.
Il 4.9% dei pazienti ha sviluppato sanguinamento maggiore e il 2.1% sanguinamento minore.
Fondaparinux, rispetto all’Enoxaparina, ha ridotto il sanguinamento fatale ( 0.07 vs 0.22%; rischio relativo, RR=0.30 ), il sanguinamento maggiore non-fatale ( 2.2 vs 4.2%; RR=0.52 ), il sanguinamento minore ( 1.1 vs 3.2%; RR=0.34 ), e la necessità di trasfusioni ( 1.8 vs 3.1%, RR=0.56 ), durante i primi 9 giorni.
Nel corso dei primi 30 giorni, una delle 6 morti si è presentata tra i pazienti che sono andati incontro a sanguinamento.
Il modello dei rischi proporzionali di Cox ha evidenziato che il sanguinamento maggiore era associato ad un aumento quasi 4 volte maggiore di rischio di morte, infarto miocardico, o ictus durante i primi 30 giorni, e quasi 3 volte durante i 180 giorni del periodo osservazionale.
In conclusione, il sanguinamento nei pazienti con sindrome coronarica acuta è un potente determinante di esito fatale e non-fatale.
La riduzione del rischio di sanguinamento, utilizzando una più sicura strategia anticoagulante durante i primi 9 giorni, è associata a una diminuzione sostanziale della morbilità e della mortalità. ( Xagena_2009 )
Budaj A et al, Eur Heart J 2009 ; 30 : 655-661
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XagenaFarmaci_2009