Sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST: terapia con Fondaparinux


Il primo studio di fase II condotto con vari dosaggi di Fondaparinux su 929 pazienti affetti da sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST ( SCA non-ST ) ( studio PENTUA ) ha dimostrato la sostanziale equivalenza, in termini di efficacia terapeutica e di sicurezza ( esiti primari a 9 giorni: tasso di morte, infarto miocardico acuto, ischemia miocardica ricorrente ed emorragie maggiori ), delle dosi di Fondaparinux usualmente impiegate per la profilassi antitrombotica perioperatoria ( 2.5 mg/24 ore ) con dosi superiori ( 4, 8 o 12 mg/24 ore ) o con le dosi standard di Enoxaparina ( 1 mg/kg/12 ore ).

I risultati di questa sperimentazione hanno costituito la base per lo studio randomizzato in doppio cieco OASIS-5, in cui è stata valutata la frequenza di morte, infarto miocardico acuto e ischemia miocardica refrattaria ( esiti primari ) in 20.078 pazienti con sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST trattati con Fondaparinux 2.5 mg/24 ore o Enoxaparina 1 mg/kg/12 ore per una media di 6 giorni.

La frequenza degli esiti primari è risultata sovrapponibile per i due trattamenti nella valutazione a 9 giorni ( 5.8% con Fondaparinux; 5.7% con Enoxaparina ) e tendenzialmente favorevole a Fondaparinux nelle valutazioni a 30 giorni ( p = 0.13 ) e a 6 mesi ( p = 0.06 ).

Tuttavia la frequenza di complicanze emorragiche gravi nei primi 9 giorni è risultata nettamente inferiore con Fondaparinux ( 2.2% vs 4.1%; p inferiore a 0.001 ), cosicché il rapporto rischio / beneficio dei due trattamenti in acuto ( stimato come frequenza composita degli esiti primari e dei sanguinamenti maggiori a 9 giorni ) ha favorito chiaramente Fondaparinux ( 7.3% vs 9%; p inferiore a 0.001 ).

Nella successiva analisi per sottogruppi dello studio OASIS-5, il superiore profilo di sicurezza di Fondaparinux è apparso ancora più evidente nei pazienti con insufficienza renale avanzata ( clearance della creatinina inferiore a 58 mL/min ), a maggior rischio emorragico, in cui la frequenza di sanguinamenti maggiori nei primi 9 giorni di trattamento è risultata inferiore di oltre il 55% con Fondaparinux ( 2.8% vs 6.4% ), nonostante la dose di Enoxaparina ( ma non quella di Fondaparinux ) fosse stata cautelativamente ridotta del 50% nei soggetti con clearance della creatinina inferiore a 30 mL/min.

Analoga conclusione è stata raggiunta nei 6.238 pazienti dello studio sottoposti ad angioplastica coronarica percutanea; in questi soggetti, a fronte di un effetto terapeutico sovrapponibile rispetto all’Enoxaparina ( frequenza di eventi ischemici miocardici ), Fondaparinux ha prodotto una incidenza significativamente inferiore di emorragie maggiori ( 2.4% vs 5.1% a 9 giorni, p inferiore a 0.00001; 1.3-1.6% vs 3.4-3.8% nelle prime 48 ore, p inferiore a 0.0001 ), con conseguente bilancio clinico netto chiaramente più favorevole ( frequenza composita di morte, infarto miocardico, ictus cerebrale e sanguinamenti maggiori: 8.2% vs 10.4%; p = 0.004 ), indipendentemente dall’impiego / non-impiego di antagonisti della glicoproteina IIb/IIIa o di Clopidogrel.

La più elevata frequenza di trombosi del catetere vascolare rispetto ai pazienti trattati con Enoxaparina ( 0.9% vs 0.4% ) è stata ovviata, senza aumento del rischio emorragico, sostituendo il bolo endovenoso supplementare di Fondaparinux somministrato appena prima di iniziare la procedura con un bolo endovenoso di Eparina sodica non-frazionata. ( Xagena_2008 )

Airoldi G, Campanini M, Italian Journal of Medicine 2008; 2: 44-52

Xagena_Medicina_2008